venerdì 30 novembre 2012

La tutela del caregiver in Germania


Il principio della politica socio sanitaria tedesca è racchiuso in una unica parola chiave "Haus vor Heim"(casa prima casa) e quindi si realizza principalmente con due obbiettivi principali:

  1. Le persone bisognose di assistenza dovrebbero, per quanto ragionevole e possibile, essere curati a casa ( die Pflegebedürftigen möglichst lange in ihrer häuslichen Umgebung bleiben können)
  2. L’assistenza domiciliare dovrebbe, per quanto ragionevole e possibile, essere data da caregiver familiari o almeno da loro sostenuta.




Mi si permettano un paio di rilievi sarcastici:
  •  È quanto meno ironico notare come in Italia, dove da oltre 30 anni si è legiferato esplicitamente contro l’istituzionalizzazione ed a favore della domiciliarizzazione, l’unico ambito in cui si continua ad investire massicciamente è in soluzioni ghettizzanti ed istituzionalizzate quando nazioni come la Germania, senza alcun proclama d’intenti, realizza da anni l’unica condizione concretamente inclusiva per le persone con disabilità;
  •     La seconda è come una nazione come la germania, tesa ad ottimizzare al massimo la ricchezza e la produttività evitando sprechi inutili, abbia da tempo compreso come una sanità ed un welfare sostenibile debba risolversi prioritariamente nella propria casa ed attraverso le proprie relazioni affettive.

Comunque sono molteplici gli aspetti di supporto dato all’intera famiglia che presta cure e assistenza, e non soltanto nell’evitare ai familiari la perdita del lavoro, anche mediante accordi personalizzati con il datore di lavoro, favoriti dal governo, per permettere un’adeguata organizzazione della cura senza rischiare il posto di lavoro. 


Questo perché, anche quando si parla di assistenza a lungo termine, sono sempre garantiti una serie di servizi di assistenza domiciliare oltre quelli dati dal supporto familiare. 

Senza indulgere sulla varietà di supporti domiciliari che viene offerta alle persone con disabilità indipendentemente dalla cura, o meno, parentale, per i prestatori di assistenza informale (che oltre alla rete familiare possono essere anche i vicini) esistono dei precisi dettami legislativi che intrecciano supporti gestiti sia da fondi assicurativi che da associazioni volontaristiche in modo da offrire una vasta gamma di prestazioni per poterle meglio adattare alle esigenze dell’intero nucleo familiare. 


Tra queste vi sono i benefit in kind (prestazioni in natura), le informazioni sui servizi e le modalità di accesso, la consulenza o il supporto psicologico attraverso gruppi di mutuo auto-aiuto e la formazione mediante corsi specializzati sia a livello centrale che nella stessa casa della persona bisognosa di cura. I corsi per i caregiver familiari o altre persone interessate, forniscono una conoscenza di base di assistenza domiciliare, le strategie per facilitare e migliorare le tecniche di assistenza, le strategie per la prevenzione dei conflitti, ecc.


Ma lo spettro di sostegno aperto ai prestatori di cure in Germania è ampio e variegato. I caregiver familiari se forniscono assistenza per più di 14 ore alla settimana sono soggetti a contributi previdenziali attraverso l’assicurazione Care Insurance Fund legata al destinatario delle cure l’assicurazione si fa carico dei contributi pensionistici per assistenza. 

I caregiver senza lavoro, invece, continueranno ad essere oggetto di contributi di disoccupazione. Inoltre tutte le persone che prestano cure informali sono tutelate attraverso l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro

Le persone che sono rimaste nel mondo del lavoro, e che si sono occupati per più di 14 ore la settimana del proprio familiare, aggiungono alla propria pensione anche i  contributi assicurativi della cura prestata per un massimo di 30 ore settimanali. 
Su richiesta della persona bisognosa di assistenza è inoltre possibile ricevere un benefit in cash fino a € 2.557, in base al reddito.
Alcuni dei servizi di sollievo dalla cura sono erogati in parte con fondi di assicurazione di cura e in parte dai fondi di assicurazione sanitaria per cui, in caso di malattia del caregiver, viene  finanziata una sostituzione domiciliare fino a quattro settimane di cura. 
In alcuni casi i fondi di assicurazione sanitaria e di assicurazione pensioni sostengono i costi delle cure termali per ripristinare la forma fisica oltre che della persona assicurata anche del suo caregiver.



martedì 27 novembre 2012

Il ruolo del caregiver familiare in Spagna


Come detto precedentemente il welfare spagnolo aderisce ad un modello simile a quello italiano, ovvero adotta una strategia d’intervento familiare prevalente e prioritario basato, forse più che in Italia, sulle “superdonne” o  «madri supplenti». 

Tale modalità di cura familiare, che si poggia sul sostegno di un membro femminile del nucleo familiare, o di una parente che abita nelle vicinanze, riceve un formale riconoscimento culturale che la rende profondamente difforme al contesto italiano: infatti  questo ruolo di “mater familias” viene totalmente supportato dalla microsolidarietà dell’intero nucleo familiare allargato (household ), che si manifesta mettendo insieme e condividendo le risorse all’interno della famiglia ed offrendo sostegno ed assistenza reciproci ai suoi membri. 

Ciò ha consentito elevati livelli di benessere ai cittadini: in Spagna, infatti,  i tassi delle sacche di grave povertà sono tra i più bassi in Europa proprio a causa di questa funzione di «camera di compensazione» svolta dalla famiglia nella distribuzione delle risorse materiali .

Le recenti politiche pubbliche per la parità di genere hanno avuto come principale obiettivo generale il supporto e la qualità della vita famigliare fissando come priorità quella di coniugare gli impegni di lavoro con la cura parentale, inquadrando, ad esempio i congedi parentali e per motivi di famiglia, nella cornice di prestazioni  a cui si ha diritto a livello individuale (un esempio fra tutti è il pagamento mensile di 100 euro erogato alle madri che lavorano con un impegno a tempo pieno o part-time).

Ma è riconosciuto il ruolo di caregiver familiare in Spagna? 

Si.

La legislazione spagnola non associa il ruolo di assistenza e cura offerte con continuità ad una persona non autosufficiente solo alla figura di un familiare legato da un vincolo di parentela, ma comprende in questo ruolo anche un residente nel comune della persona con disabilità, come potrebbe essere un vicino di casa

Il caregiver ha l’obbligo di sottoscrivere un accordo con l’ente di sicurezza sociale che lo vincola in qualche maniera alla cura. Non può però sottoscriverlo se già ha un lavoro retribuito, a meno che non riduca l’orario di lavoro, o se è pensionato o riceve un assegno di disoccupazione. Tale accordo ha finalità di riconoscere a chi riveste il ruolo di caregiver familiare prestazioni pensionistiche ed assicurative per malattia, invalidità  permanente,  morte e infortuni.

Se il caregiver familiare è stato costretto ad interrompere un proprio lavoro può mantenere la base contributiva dell’attività interrotta
Il  Régimen General de la Seguridad (Sicurezza Sociale Generale) può stabilire un contributo mensile di base, calcolando i relativi benefici economici secondo le regole stabilite nel caso di contratti a tempo parziale.
l contributo di sicurezza sociale mediante l'applicazione del coefficiente è determinato dal Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali




sabato 24 novembre 2012

Come stanno i caregiver familiari nella vicina Francia?


Francia
In Francia ci sono due tipologie di supporto assicurativo dedicate ai caregiver familiari.

La prima, un’indennità  giornaliera di presenza (allocation journalière de présence parentale - AJPP), è attribuita al genitore che ha la cura di un figlio di età inferiore ai 20 anni. In questo caso il bambino deve avere una malattia, una disabilità o un infortunio di particolare gravità che rende indispensabile la presenza costante e vincolante del genitore per la cura. Il destinatario riceve per ogni giorno una indennità giornaliera fino ad un massimo di 22 giorni al mese. Se il familiare è un dipendente, è necessario richiedere un permesso di aspettativa al proprio datore di lavoro. Se il familiare è disoccupato il compenso AJPP, sospenderà l’ indennità di disoccupazione su richiesta del Caf. 

Il destinatario riceve un conto di credito per 310 giorni di congedo, compensati su base giornaliera.  L'importo dell'indennità giornaliera di presenza dei genitori va dai € 42,20 ai € 50,14 a seconda delle esigenze di sostegno del bambino. L'assegno è concesso per un periodo massimo di 3 anni, che possono essere prorogati di sei mesi in sei mesi per un periodo pari alla durata prevista del trattamento stabilita dal medico del bambino. Se durante l'esame semestrale, il medico ritiene che il bambino è guarito o che il trattamento è completato, il diritto alle prestazioni è sospeso, ma può essere riattivato in caso di recidiva o di reiterazione.


La seconda è l’Assurance vieillesse volontaire des tierces personnes bénévoles – APF”  dove la "terza persona" è una persona che volontariamente svolge i compiti e gli obblighi di assistenza  ad un membro della sua famiglia disabile o invalido (coniuge, ascendente, discendente, o un affine fino al 3° grado) e può godere di un’assicurazione facoltativa per la vecchiaia e la copertura infortunistica dei rischi d’invalidità. Inoltre con la  Circolare min. 81/3SS § III del 1981/08/01, ai sensi dell'articolo 9 del decreto 80-541 del 4 luglio 1980 , è possibile riscattare i contributi, per le persone che possono documentare lo svolgimento delle  funzioni di cura  senza alcun compenso ad un coniuge o un membro della famiglia infermi o disabili, prima dell’approvazione di questa legge, che possono acquisire, per il periodo o i periodi in cui essi esercitavano tale attività, i diritti di assicurazione volontaria a copertura del rischio per il pagamento dei contributi pensionistici.



martedì 20 novembre 2012

Il family caregiver in Europa


L’Italia rispetto al resto d’Europa è il paese che ha i più alti livelli di cura familiare: infatti la delega assistenziale dello Stato alla famiglia è addirittura recepita al livello legislativo, come per esempio nel art.433 del Codice Civile che ha portato ripetutamente le amministrazioni a richiedere la compartecipazione alla spesa dell’assistenza ai parenti prossimi.

Le spese assistenziali ai cittadini fragili, invece, nel resto d’Europa sono garantite indipendentemente dalle condizioni di supporto familiare e riguardano un’assunzione di responsabilità pubblica e dello Stato
In Germania, per esempio, l’ordinamento costituzionale obbliga il legislatore e tutti gli organi dell’Esecutivo a strutturare l’ordinamento giuridico in modo sociale e mirando alla perequazione sociale:  infatti è soprattutto in Italia che le percentuali di anziani soli sono le più  basse tra i paesi europei, proprio perché non potendo contare su una rete di servizi sociali sono costretti a cercare un supporto nei nuclei familiari.

Il welfare europeo si può suddividere in tre aree ideologiche d’intervento: un modello franco/tedesco di tipo assicurativo,  caratterizzato, però da un diritto allo stato sociale acquisito alla nascita e, quindi, sganciato dal concetto di sicurezza sociale legato al lavoro retribuito. 

L’altro modello tipico dell’Europa continentale e meridionale, tra cui l’Italia, si basa invece su assicurazioni sociali obbligatorie collegate alla condizione del lavoratore. Per cui l’intervento sociale è finalizzato alla protezione dell’impiego del capofamiglia, attraverso una serie di barriere ai licenziamenti. Nel caso italiano, per esempio, la spesa per gli interventi contro l’esclusione sociale non viene nemmeno registrata nelle statistiche europee, e questo è indicativo dell’approccio fortemente residuale per cui i servizi pubblici non vengono forniti indistintamente a tutti, ma solamente a chi è povero di risorse, previo accertamento dello status di bisogno.

All’opposto è invece il il modello socialdemocratico-universalista dei paesi scandinavi dove lo Stato stesso produce servizi, erogati a tutti i cittadini indipendentemente dal reddito e che mirano alla riduzione delle disuguaglianze e finalizzato alla protezione dei “diritti sociali”.

Questa premessa è indispensabile per ottenere una corretta visione dei precisi supporti erogati esplicitamente ai caregiver familiari perché appare evidente come uno stato che assegna per il 90% la cura dei cittadini più fragili ai nuclei familiari ed in particolar modo alle donne, non può poi ignorare totalmente queste persone in quanto costrette a fuoriuscire o mai rientrate nell’unico esigibile sistema di protezione sociale presente nel proprio ordinamento giuridico.






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