giovedì 15 maggio 2014

L'importanza economica dei familiari caregiver per la Romania

Appena 24 anni fa la Romania usciva dal regime di Ceausescu per diventare una repubblica democratica: la povertà estrema e l'isolamento patito durante il regime non  hanno impedito, però, la maturazione di una cultura orientata verso i diritti umani che ha prodotto l'obbligo di includere la tutela ed i bisogni delle persone con disabilità e le loro famiglie in tutte  le politiche, strategie e programmi di governo (art.9 L448/06), iniziando con un massiccio investimento  verso la deistituzionalizzazione. 


Durante il regime comunista, infatti,  l'unica risposta statale a qualsiasi forma di disagio era rappresentata dall'istituzionalizzazione: il triste primato mondiale dell'abbandono minorile, in particolare dei minori con disabilità (un quinto dei quali viene ancor oggi abbandonato dai genitori rumeni), ha indotto  lo Stato Rumeno ad un massiccio investimento di strategie che hanno posto la famiglia in un ruolo centrale divenendo il fulcro delle politiche minorili e più in generale di qualsiasi forma di disagio. 
Con la trasformazione in uno Stato democratico  le strutture istituzionalizzanti sono state in gran parte chiuse e/o trasformate in comunità educative di tipo familiare: l'educazione delle persone con disabilità rappresenta ancora adesso uno degli elementi più critici considerando che solo le disabilità medio lievi riescono ad essere integrate nelle scuole comuni, mentre tra le disabilità più gravi solo chi proviene da famiglie benestanti può permettersi una scuola speciale. 
Di fatto, però, la situazione rumena incarna in maniera più che evidente i motivi per la quale per in ogni nazione conviene investire sulla famiglia più che sull'istituzionalizzazione. 
Tutti noi ricordiamo ancora le condizioni disumane, che vennero alla luce dopo la caduta del regime dittatoriale, nella quale erano lasciate le persone istituzionalizzate: eppure lo Stato Rumeno impiegava nella residenzialità ingenti capitali senza riuscire a sostenere l'assistenza di tante fragilità sociali ma anzi acuendole proprio attraverso l'istituzionalizzazione. 
Il percorso verso la civiltà ed il rispetto dei diritti umani è coinciso con la volontà di adottare ed incentivare massicciamente l'istituzione familiare: quindi famiglie adottive e diverse strategie di supporto anche alle famiglie allargate e, sin da subito, una adeguata tutela di chi compie un lavoro di cura sia formale che informale.  
Non è un caso, infatti, che per  garantire la qualità e la quantità dell'assistenza in maniera economicamente sostenibile si sia prodotta una massiccia incentivazione all'adozione nazionale (quella internazionale è da alcuni anni proibita) supportata da un adeguata legislazione di tutela del lavoro di chi opera con bambini e persone con disabiltà. 
La legge 427/01  sulle condizioni di lavoro degli assistenti personali estende le tutele anche ai famigliari della persona con disabilità. Quindi  i parenti fino al 4° grado possono svolgere il lavoro contrattualizzato di assistente personale per non più di 40 ore settimanali, attraverso un progetto assistenziale concordato con i servizi sociali. 

La nota rilevante è  il fatto che, con la legge 448/06 sulla “Tutela e la promozione dei diritti delle persone con disabilità”, il ruolo ed i diritti dei familiari caregiver sono stati ulteriormente chiariti senza lasciar dubbi  sul  rispetto di orari, obblighi di riposo, contributi previdenziali ecc ma anche puntualizzando che: “Durante il congedo (per ferie o malattia ) per l'assistente personale, il datore di lavoro deve fornire una persona sostitutiva per l'assistenza. Se il datore di lavoro non può fornire un sostituto per assistente personale,  è concesso un assegno alla persona con disabilità grave ai sensi dell'art. 37 cpv. o la possibilità di essere ospitato in un centro di tregua."
Forse sarebbe il caso di sottoporre questa legge ai vari politici regionali italiani che fingono di riconoscere e tutelare i caregiver familiari, in maniera discriminate solo per alcune condizioni patologiche, attraverso un mero obolo economico che non riespetta alcuno dei diritti non solo umani ma lavorativi di questi cittadini importantissimi per il ruolo che hanno nella collettività.



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