mercoledì 24 settembre 2014

Resoconto dell'udienza di Roma

Il 22 Settembre al Tribunale di Roma ha avuto luogo la prima udienza del ricorso presentato per il riconoscimento dei diritti umani dei familiari caregiver.
L'udienza si è tenuta nell'ufficio del Giudice, dott.ssa Capaccioli, affollato da nutrito gruppo degli oltre 100 ricorrenti, alla quale è stato concesso di assistere. 
Fuori dall'aula altri familiari caregiver, venuti anche da altre regioni, sono rimasti in attesa di avere notizie.
Durante il dibattimento non si è entrati nel merito ma si è discussa solamente l'eccezione di accettabilità del ricorso sollevata dalla controparte.
Il magistrato ha quindi deciso di rimandare la discussione del merito al 14 Ottobre, ore 11.00 per la necessità di approfondire meglio la documentazione presentata.
In effetti l'impressione è che, almeno inizialmente, il magistrato fosse intenzionato a concludere il prima possibile la questione respingendo il ricorso, esattamente come a Milano.
L'aver poi affermato esplicitamente l'intenzione di voler esaminare attentamente tutto il fascicolo è un aspetto importante soprattutto riguardo le indicazioni riportate in sentenza.
Quindi, anche se il ricorso dovesse essere respinto, il Giudice ha facoltà di "illuminare" i nostri legislatori che fanno orecchie da mercante e continuano ad ignorare le nostre situazioni.
Comunque vada noi andremo avanti, sia legalmente che informando l'opinione pubblica della nostra esistenza coinvolgendola nella nostra causa, ma anche nell'opera di mediazione con le istituzioni.
La massiccia partecipazione di ieri dei familiari caregiver di ieri (che non possiamo documentare perché, purtroppo, tutte le foto scattate all'interno del tribunale, da noi e dai giornalisti, sono state sequestrate con diffida di pubblicazione) ci ha fatto toccare con mano il fatto di esser riusciti a creare uno zoccolo duro di persone che non intende mollare. 
Bastava guardare i volti di chi era presente colmi di tanta determinazione e voglia di fare. E tantissimi sono stati i messaggi ricevuti dal comitato promotore durante e dopo l'udienza da parte di quei familiari caregiver che, a causa del loro lavoro di cura, non sono riusciti a partecipare.
Aspettiamo il 14 Ottobre ma aspettare non significherà fermarsi, continuiamo a fare, informare, lavorare. I riflettori si sono accesi, non permettiamo a nessuno di spegnerli!!!


lunedì 22 settembre 2014

Rassegna Stampa Udienza di Roma


Arriva in tribunale la battaglia dei caregiver familiari
Sono 400 le persone che hanno fatto ricorso per il riconoscimento dei diritti umani di chi si prende cura dei propri familiari affetti da gravi disabilità. Tra le richieste tutele previdenziali e possibilità di curarsi. “Ci sentiamo ai domiciliari, ma senza reato”

22 settembre 2014 - 14:30
ROMA - È stata rinviata al prossimo 14 ottobre l’udienza relativa al ricorso a favore dei caregiver familiari, che chiedono il riconoscimento giuridico di quella particolare categoria di persone che si prende cura dei propri familiari non autosufficienti affetti da grave disabilità o malattia. Un impegno a titolo del tutto gratuito, che permette ingenti risparmi alla casse dello Stato: dai 400 ai 1000 euro al giorno a famiglia, secondo le stime dei ricorrenti. 
La battaglia dinanzi ai giudici del Tribunale del lavoro è partita circa due anni fa, quando il Coordinamento nazionale famiglie disabili gravi e gravissimi ha presentato un’azione collettiva nei confronti dell’Inps nelle città di Milano, Roma e Palermo, a cui hanno preso parte 400 ricorrenti, di cui oltre 100 nella sola Capitale. Obiettivo: l’accesso ai diritti umani fondamentali, dal riconoscimento delle tutele previdenziali al diritto alle cure mediche. 
“Stanchi delle troppe leggi ferme da troppo tempo in Parlamento abbiamo deciso di intraprendere un’azione legale – spiega Chiara Bonanno, portavoce del Coordinamento e promotrice del blog dedicato ai caregiver familiari “La cura invisibile”(http://la-cura-invisibile.blogspot.it) –. Il ricorso mira al riconoscimento dei diritti umani più elementari per i family caregiver, quali quello al riposo, alla salute, alla vita sociale, completamente annullati in un contesto di moderna schiavitù sommersa di cui molti sono all’oscuro. Ci sentiamo ai domiciliari, senza aver commesso un reato”.
Anna, 49 anni, un impiego nel settore vendite di una multinazionale, si prende cura da sola della propria figlia 27enne, affetta da una grave cerebrolesione. “Sono separata da quando lei aveva tre anni, il mio compagno è morto due anni fa, la mia famiglia è in Sicilia e il padre di mia figlia da due anni non telefona neppure per sapere se è viva o se è morta – racconta –. 
La mia azienda non sa che ho una figlia disabile, devo comprare dei farmaci molto costosi che non vengono forniti dalla sanità pubblica e mio marito non paga gli alimenti. Posso usufruire di cinque ore e mezzo di assistenza domiciliare dal lunedì al venerdì, che non mi coprono neppure l’orario di lavoro, il resto devo pagarlo io. Il sabato e la domenica svolgo da sola il lavoro di cinque persone. Negli ultimi anni mi sono dovuta sottoporre a due interventi chirurgici e ho un problema al cuore. Trovare il tempo per curarmi è un problema». Un problema che Anna condivide con tanti altri caregiver familiari, le cui condizioni di salute risentono di una vita difficile e talvolta ai limiti delle potenzialità umane e che, in alcuni casi, non riescono neppure a trovare il tempo necessario per fare visite ed esami. “Eppure – precisa Bonanno – non vogliamo mandare i nostri cari negli istituti, perché vogliamo comunque consentirgli di fare una vita dignitosa tra i propri affetti e nel proprio ambiente”.
“Nei confronti delle nostre istanze c’è stata una chiusura tombale – commenta l’avvocato Marco Vorano, che ha seguito la causa insieme a un team di giuristi e legali –. Ci siamo rivolti al Tribunale perché, non essendoci una norma specifica, ci appelliamo al principio dell’analogia rispetto a chi si trova in situazioni simili, come per esempio chi svolge un lavoro usurante. Non esiste una legge, la politica non ci ascolta e allora non ci resta che il Tribunale per far valere le nostre ragioni". 
Già lo scorso 15 luglio la sezione Lavoro del Tribunale di Milano aveva dichiarato nullo il ricorso. Il motivo? Perché il problema sottoposto all’autorità giudiziaria dovrebbe trovare la soluzione tra le aule del Parlamento. Ma i caregiver non si arrendono e in molti già pensano di portare le loro istanze alla Corte Europea per i diritti umani e al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Nel frattempo hanno trovato un simbolo che ha l’ambizione di fare il giro del mondo: un nastro arancio-blu a sostegno dei diritti del family caregiver. L’arancio per indicare i diritti umani, il blu navy contro la schiavitù. (Antonella Patete)
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Caregiver’, in Tribunale per forza. Diritti umani negati

LUNEDÌ 22 SETTEMBRE 2014 15:21 A. P. | STAMPA |



caregiver‘Caregiver’: colui o colei che si prendono cura, in ambito domestico, di un familiare non autosufficiente a causa di una gravissima disabilità. ‘Caregiver’: colui o colei che per lo Stato italiano non esistono!

Ecco allora che la strada per farsi ascoltare, quasi mendicando quell’attenzione negata dalla Politica, rimane quella che porta ai tribunali. Prima a Milano, dove in Luglio e’ andata male, adesso a Roma. Presso la sezione lavoro del Tribunale Ordinario della Capitale (giudice Capaccioli) si e’ infatti tenuta l'udienza per il ricorso collettivo che mira al riconoscimento dei diritti umani per i Family Caregiver - qui in foto una piccola parte dei ricorrenti - persone che appunto prestano lavoro di cura ai propri congiunti con disabilità grave e gravissima. Vale a dire SLA, linfomi, tetraparesi e tutte quelle altre malattie terribili che costringono alla immobilità.

Per svegliare il legislatore nazionale - perché a livello regionale esistono già le norme approvate da Lombardia, Sicilia, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna - occorre coalizzarsi e fare ricorso. Le secchiate di acqua gelida - lo si e’ visto - servono solo a far fare passerella sui Social network! Almeno in Italia, dove l’ipocrisia e’ sovrana.

Chiara Bonanno e Maria Simona Bellini, del Comitato promotore Ricorso Family Caregiver, a tale ipocrisia si sono ribellate decidendo di affrontare i giudici.


Signora Bonanno, il ritardo legislativo e’ solo italiano? “Purtroppo sì. Pensi che il riconoscimento non e’ sancito solo dal diritto di Germania, Spagna, Regno Unito ma anche di Polonia, Grecia e Romania. Ciò che in Italia si nega altrove e’ dato di fatto: e parlo di diritto al riposo e alla salute. Amministrazioni assenti rappresentano un ulteriore dramma che si aggiunge a quello che viviamo ogni giorno”.

A Milano però non avete vinto. “E’ vero, ma si e’ trattato di un ricorso apri-pista come del resto questo romano. Come argomentò il giudice lombardo, e’ compito della politica legiferare. Ma noi teniamo duro, ci ripresenteremo davanti al Tribunale di Milano e in altre città d’Italia. Nel dramma che viviamo quotidianamente, lei crede che ci spaventi arrivare fino alla Corte Europea per i Diritti Umani e al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite?”.

Possiamo considerare la vostra situazione alla stregua del lavoro usurante? “Sì, e lo dicono ricerche mirate. Come quella del premio Nobel Elizabeth Blackburn (biologa australiana naturalizzata statunitense che lavora presso l’Università della California; fonte Wikipedia - N.d.R). che nel 2009 dimostrò come i Caregiver vivano in media 17 anni in meno rispetto a un lavoratore ‘normale’. E’ anche per tale ragione che chiediamo la possibilità di pre-pensionamento o di invalidità. Ed e’ per questo che la nostra controparte in tribunale e’ l’Inps”.


Signora Bellini, vedendovi tutti qui mi vengono in mente le manifestazioni organizzate dal Comitato 16 Novembre davanti al Ministero dell’Economia… 

La discussione sui fondi dell’assistenza diretta/indiretta, il sottosegretario Baretta che fa il balletto incalzato dalla telefonata per lui scomoda… “Ricordo anch’io. Noi siamo solidali con loro e con tutti coloro che cercano di fare qualcosa: i problemi sono di tutti e tutti ci impongono di essere parte comune di un dramma generale! E infatti non ci concentriamo su una sola patologia, ci concentriamo sulle persone e sulle loro tragedie”.

Ne ho parlato perche' mi sembra che la politica alla fine rimane sorda. Ci sono solo le secchiate, che fanno tanto ‘web’… 

“Lo scriva: la politica istiga alle divisioni, istiga a mettere malati contro malati! Sarà puro cinismo ma credo sia la verità: gli ammalati di Sla hanno vita breve, vi e’ tutto l’interesse a dare risposte limitate nel tempo! E le famiglie rimangono le vere leve del welfare”.


A perorare i diritti dei familiari degli ammalati e’ l’avv. Marco Vorano del Foro di Venezia. “Milano e Roma rimangono i primi passi di una battaglia. Il diritto di molti Paesi europei e le norme di alcune Regioni fanno già chiarezza, sarebbe auspicabile che anche da parte del legislatore nazionale - e dunque dalla politica - venisse un segnale in tal senso. Per adesso, invece, sono giunte o risposte negative o non-risposte”.






Caregiver familiari, udienza aggiornata al 14 ottobre prossimo

di  | 22 settembre 2014 | Senza categoria | 0 commenti
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La battaglia legale dei Caregiver familiari per ottenere il riconoscimento giuridico del loro status va avanti. L’udienza di questa mattina, davanti al Tribunale di Roma, sezione lavoro, è stata rinviata al 14 ottobre per la discussione. In quella data i ricorrenti si ritroveranno di nuovo davanti all’ingresso dell’edificio di via Lepanto per seguire gli sviluppi della causa intentata contro l’Inps. Ma anche per decidere altre azioni a tutela dei loro diritti.

“È naturale che sia così – ha affermato l’avvocato Marco Vorano, del foro di Venezia, che ha assunto l’assistenza tecnica dei Caregiver, insieme ad una sua collega del foro di Roma – il nostro è un percorso ancora lungo. Davanti al giudice sono emersi alcuni elementi che già conoscevano, come la circostanza che manca una previsione legislativa, ma, a nostro avviso, di ostacoli che possono essere superati”.
In mattinata una trentina di Caregiver familiari si erano radunati davanti al Tribunale per prendere parte alla seconda udienza del processo che ha preso le mosse dal loro ricorso collettivo per ottenere il riconoscimento delle indennità previste per i familiari che assistono altre categorie di disabili gravi e gravissimi. Dall’altra parte della barricata l’Inps. Che si è costituita in giudizio, negando ogni fondamento giuridico alla pretesa dei ricorrenti. Si tratta, a ben vedere, di una battaglia che va ben oltre il valore economico. In pratica i ricorrenti chiedono il riconoscimento del loro status, essendo costretti, per assistere i propri congiunti, disabili gravi e gravissimi, a trascorrere gran parte della giornata in casa, senza alcuna possibilità di lavoro o di svago. Una situazione davvero inaccettabile per la quale, da tempo, i componenti del Coordinamento nazionale chiedono un intervento della politica. Rimasta, come di consueto, a guardare…


giovedì 18 settembre 2014

COMUNICATO STAMPA



Si svolgerà Lunedì 22 Settembre alle 9.00, presso il Tribunale del Lavoro di Roma in Via Lepanto 4, l’udienza sul ricorso a favore dei Caregiver Familiari, dove si sta spontaneamente organizzando un incontro tra i Family Caregiver provenienti da tutta Italia che vogliono assistere all’udienza e a sostegno dell’iniziativa legale.
Il Family Caregiver è colui che si prende cura in ambito domestico di un familiare non autosufficiente a causa di una severa disabilità, colui che a costo di non avere una vita propria, non intende istituzionalizzare il proprio caro per consentirgli di fare una vita dignitosa tra i propri affetti e nel proprio ambiente.
Il ricorso mira al riconoscimento dei diritti umani più elementari per i Family Caregiver, attualmente e irragionevolmente negati, tra i paesi civili, solamente in Italia, quali quello al riposo, alla salute, alla vita sociale, in un contesto di moderna schiavitù sommersa, perpetrata quotidianamente proprio accanto a noi e di cui molti sono all’oscuro, indotta dalla costrizione operata da amministrazioni assenti e sotto la costante minaccia che le persone care possano restare senza alcuna assistenza. 
Cosa farà questa volta la Giustizia per mettere la politica di fronte alle proprie responsabilità? Nell’attesa i Caregiver Familiari italiani stanno denunciando la propria situazione anche all’estero dove nessuno fino a poco fa sapeva nulla della vergognosa assenza dello stato italiano e non si fermeranno fino ad arrivare alla Corte Europea per i Diritti Umani e al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. 
A livello internazionale ha infatti già trovato molto consenso e sostegno l’iniziativa legata al nastro arancio-blu a sostegno dei diritti del Family Caregiver e i colori scelti hanno un significato profondo: arancio per i diritti umani e blu navy contro la schiavitù. Ed è l’ennesima figuraccia per l’Italia che si protrarrà fino all’estirpazione di questa palese ingiustizia indegna di un paese che agli occhi del mondo continua a professarsi civile.
Info: 
Comitato Promotore Ricorso Family Caregiver 
Chiara Bonanno tel. 333 9426324, lacurainvisibile@gmail.com
M.Simona Bellini tel. 333 9294288, presidenza@famigliedisabili.org

mercoledì 10 settembre 2014

Comunicato Stampa




Si è svolto ieri, 9 Settembre 2014, presso il Ministero del Lavoro, un lungo incontro tra il Sottosegretario al Welfare, Franca Biondelli, e i promotori del ricorso collettivo per il riconoscimento del lavoro di cura dei Caregiver familiari sull’annosa questione che in Italia, fanalino di coda dell’Unione Europea sul delicato argomento, ancora non ha trovato risposte istituzionali. 
Il Caregiver familiare è colui che si cura in ambito domestico di un familiare con bisogni di elevata intensità assistenziale in quanto non autosufficiente.
Molti gli argomenti affrontati, che hanno trovato il Sottosegretario in totale e perfetto accordo, in particolar modo sulla necessità di risposte adeguate per la tutela della figura del Caregiver familiare, vera colonna portante del welfare italiano, tuttora priva di quelle tutele, già riconosciute ad altre categorie, tanto da non consentire l’accesso nemmeno ai più fondamentali diritti umani quali riposo, salute, vita sociale
Tra le tutele richieste, peraltro oggetto dei ricorsi attualmente in essere in diversi Tribunali italiani, ci sono quelle sanitarie con il riconoscimento delle malattie professionali, quelle assicurative con la possibilità di essere adeguatamente sostituiti nella propria opera in caso di necessità e, non per ultime, quelle previdenziali che prevedano la copertura previdenziale del lavoro di cura per l’accesso ad un pensionamento dignitoso per coloro che, a causa della propria opera, non hanno avuto accesso al mondo del lavoro o vi hanno dovuto rinunciare, e al prepensionamento per chi, pressato dal doppio impegno, professionale e di assistenza, subisce situazioni di usura al di sopra delle umane possibilità. 
La delegazione ha inoltre esposto la necessità che le risposte istituzionali siano adeguatamente commisurate all’intensità dell’impegno, a prescindere sempre e comunque dalla patologia che ha causato la non autosufficienza dell’assistito, e che non debbano mai sottostare a differenziazioni territoriali. 
Anche questi due aspetti hanno trovato perfettamente d’accordo l’On.le Biondelli in quanto anche lei li ritiene attuale causa di profonde ed inaccettabili iniquità.
Tutte le istanze sono state totalmente recepite dal Sottosegretario Biondelli che ha garantito il proprio impegno ad allargare l’attenzione ad altre ed alte rappresentanze istituzionali per la soluzione delle criticità esposte, tra le quali quella fondamentale del Ministro del Lavoro Poletti.
Il favorevole esito dell’incontro assume particolare importanza soprattutto nell’imminenza dell’udienza di Roma sul ricorso a favore dei Caregiver Familiari, che avrà luogo alle 9,00 di lunedì 22 Settembre presso il Tribunale di Via Lepanto 4, dove si sta spontaneamente organizzando un incontro tra i Family Caregiver e non solo di Roma. 
Ad accompagnarli, oltre le buone notizie che arrivano dal Ministero del Lavoro, il nastro blu-arancio realizzato a sostegno dell’iniziativa e che sta facendo il giro del mondo, ed uno slogan emblematico: “Diritti Umani per i Caregiver Familiari!”.

Info: 
Comitato Promotore Ricorso Family Caregiver 
Chiara Bonanno 
tel. 333 9426324, 
M.Simona Bellini 
tel. 333 9294288,

lunedì 8 settembre 2014

Giustizia per i caregiver familiari



22 Settembre. Tenete a mente questa data, perché, se tutto dovesse andare per il verso giusto, potrebbe essere scritta una pagina storica nella lunga e faticosa battaglia per il riconoscimento dei diritti umani dei “caregiver familiari”; quelle persone, cioè, interamente votate all’assistenza h 24 di un familiare affetto da una grave ed invalidante patologia, costretti a rinunciare ad una normale vita lavorativa per assicurare al proprio congiunto cure ed affetto a domicilio. Il 22 settembre si terrà, davanti ai magistrati del Tribunale del Lavoro di Roma, la seconda udienza del processo avviato attraverso il ricorso collettivo di cui sono state promotrici Chiara Bonanno e Maria Simona Bellini Palombini. Proprio a quest’ultima, mamma di Letizia, donna coraggiosa e instancabile, abbiamo rivolto alcune domande per cercare di capire il tipo di vita che conduce e, soprattutto, cosa si aspetta dall’attuale classe dirigente che si propone di avviare un cambio di passo nella vita dei cittadini.

In che cosa consiste l’attività di un Caregiver Familiare?

Il Family Caregiver è il familiare che si prende cura in ambito domestico di una persona non autosufficiente a causa di una severa disabilità, colui che a costo di non avere una vita propria non vuole istituzionalizzare il proprio caro per consentirgli di fare una vita dignitosa tra i propri affetti e nel proprio ambiente. È quasi sempre una persona che viene annullata totalmente a causa della mancanza di supporti pubblici adeguati e alla quale vengono negati i diritti umani fondamentali come quelli alla salute, al riposo, alla vita sociale. E questo, tra le nazioni civili, accade solo in Italia dove il Caregiver Familiare viene totalmente ignorato e sul quale viene caricato il peso maggiore di un welfare in totale disgregazione. L’inciviltà dell’Italia da questo punto di vista non ha veramente limiti ed è mortificante, come cittadini italiani, sapere che tutte le Nazioni europee hanno legiferato a favore dei Caregiver Familiari, anche quelle che spesso vengono considerate in ritardo rispetto alle altre, come Romania e Grecia. Quest’ultima nel 2011, in piena crisi economica, ha emanato una legge a tutela dei Caregiver Familiari, considerandoli un sicuro investimento per evitare il totale smantellamento del welfare per cause economiche, esattamente il contrario di quanto sta facendo l’Italia che invece, per motivi di bilancio sta tagliando ovunque i supporti proprio alle famiglie più fragili mentre sprechi, corruzione, privilegi per pochi, continuano a dilagare trascinando l’Italia in un clima di decadenza politica e morale senza precedenti.

Che cosa chiedete da anni alla politica?

Chiediamo un riconoscimento giuridico che inquadri la figura del Caregiver Familiare tra quelle di prevalente riferimento del welfare. Chiediamo che in conseguenza di questo riconoscimento il Caregiver Familiare possa avere accesso prima di tutto ai diritti umani fondamentali riconosciuti a tutta l’umanità. Il diritto ad una vita dignitosa in cui si possa riposare adeguatamente, ci si possa nutrire, ci si possa curare e fare vita sociale senza doversi necessariamente annullare a causa di uno Stato colpevolmente assente. Per raggiungere questi obiettivi minimi non occorrerebbe molto, basterebbe una volontà politica che assolutamente non c’è! Sarebbe sufficiente riconoscere al Caregiver Familiare un’assicurazione integrativa che gli permetta di essere sostituito adeguatamente quando egli avesse necessità di curarsi, di staccare la spina, di ricaricarsi. Sarebbe sufficiente che al Caregiver Familiare venissero riconosciute le malattie professionali di cui soffre in modo tale che egli possa – sia in termini economici che di tempo – curarsi adeguatamente, anche per permettergli di proseguire la sua fondamentale opera di assistenza e cura senza decadere anch’egli in una situazione di disabilità. Sarebbe sufficiente riconoscere il lavoro di cura come meritevole di coperture previdenziali per l’accesso – anche anticipato – ad una pensione dignitosa invece di “punirlo” con il rischio di una vecchiaia in povertà a causa della propria insostituibile opera. Non dimentichiamo che questi tre fondamentali elementi di tutela per il Caregiver Familiare, vengono largamente concessi a categorie di lavoratori considerati “usurati” a causa della propria professione. Professione che, ovviamente, prevede un impegno limitato nel tempo. Solo i Caregiver Familiari offrono il proprio impegno senza alcuna interruzione, 24 su 24, 365 giorni l’anno, senza ferie ne’ festività. Probabilmente perché non fanno parte di alcuna lobby ma anche e soprattutto perché non hanno padrini, né politici né morali, che intendano farsi carico di un’emergenza sociale sommersa ed ignorata dai più e che prima o poi esploderà tra le mani di una politica meschina che preferisce occuparsi d’altro!

Perché è necessaria una legge sul cd. “Dopo di noi”?

Ci si chiede perché per la politica parlare di “dopo di noi” coincida solamente con il “cercare una casa” per le persone con disabilità rimaste senza i familiari. Nessuno si chiede «Chi sono state queste persone fino alla morte dei familiari? “Dove” e “come” hanno vissuto, amato, comunicato? …nulla. Perdere i familiari caregiver per la politica italiana, che è l’unica nazione europea a non averli riconosciuti, coincide con il perdere l’identità. Ed infatti è così che il nostro paese tratta queste persone: come “cose” che possono essere liberamente collocate dov’è più conveniente per la loro gestione. Anche nelle recenti proposte di legge tutto è concentrato nel “dove metto” la persona con disabilità senza famiglia. E questo è qualcosa di brutale, tanto più che generalmente si parla di persone con gravi ritardi cognitivi o con problematiche psichiatriche. La caratteristica di queste disabilità è proprio il fatto che l’identità, il “se’” di queste persone viene formato nel tempo dal fitto groviglio di relazioni affettive, di abitudini ritmate nel tempo, di oggetti, suoni, odori familiari…insomma è la consuetudine, la familiarità che fa sentire questa persona “individui”. Perfino quando si parla di trapiantare una pianta in un vaso più grande si raccomanda di mantenere intatto l’intero groviglio di terra e radici che componevano il precedente vaso! Ma poi… il travaso è veramente necessario ed utile? E per chi? Una persona istituzionalizzata costa alla collettività una somma altissima, perché tale somma non riguarda che in minima parte l’assistenza (di cui si tende a spendere sempre di meno arrivando anche a rapporti di 1 operatore ogni 8 o 12 persone) o il costo relativo all’alloggio, ma viene in larga parte spesa per l’amministrazione e gestione del personale, la rappresentanza, la vigilanza ecc. tutte cose che non sarebbero necessarie se non si concentrassero le persone esclusivamente perché portatrici di problemi finendo per potenziare quelle stesse problematiche invece che diluirle nella quotidianità dei “normali”. Si può e di deve poter investire sulla dignità delle persone con disabilità, mettendo questa (la dignità e i loro diritti umani) al primo posto dove invece sono attualmente collocati gli interessi di chi si propone solamente di sottrarre persone con bisogni particolari dalla vista della collettività. Quindi il cosiddetto “Dopo di Noi” dovrebbe semplicemente – e ancora una volta non è così difficile – prevedere la possibilità di rimanere nel proprio ambiente, quello realizzato dal caregiver “Durante Noi”! Ma in questo caso che fine farebbero i fondi a questo destinati e soprattutto quanti sciacalli rimarrebbero a bocca asciutta?

Cosa fate per far conoscere la vostra battaglia all’opinione pubblica?

Purtroppo anche la stampa, al soldo del potente di turno (non per nulla siamo al 69 posto nella classifica mondiale relativa alla libertà di stampa, Global Press Freedom Ranking) a parte pochi coraggiosi giornalisti che credono e sanno ancora fare la loro professione, è assente e superficiale. L’impegno mediatico è costante e viaggia soprattutto sui social network dove gli stessi Caregiver Familiari hanno la possibilità di divulgare informazioni sulla propria condizione e denunciare lo stato di abbandono nel quale lo stato lascia le famiglie con severa disabilità. Tuttavia l’attività divulgativa di iniziativa individuale viene svolta con immenso sacrificio, nei brevissimi ritagli di tempo consentiti e spesso in condizioni di disagio e sacrificio. È per questo motivo che, soprattutto attraverso Facebook, si è spontaneamente formato un gruppo di lotta perché finalmente la figura del Caregiver Familiare abbia le risposte che un paese civile avrebbe dovuto già dare molto tempo fa. Un gruppo di lotta che si è attivato per un ricorso collettivo che riconosca almeno i diritti umani più elementari ai Caregiver Familiari, vera colonna portante del nostro welfare. Ha già avuto luogo un’udienza al Tribunale di Milano lo scorso 15 Luglio, dove lo stesso ricorso è stato respinto per un motivo prevalente, quello che vedeva la figura del Caregiver Familiare non perfettamente delineata e, soprattutto, giuridicamente collocata, nonostante nelle motivazioni del ricorso fosse abbondantemente descritto l’impegno costante e senza soluzione di continuità. Pertanto, afferma il Magistrato del Tribunale di Milano che è compito del Parlamento riempire questa lacuna normativa. Ma la politica italiana se ne disinteressa, colpevolmente e altrove affaccendata, preferendo, nell’ambito della disabilità, impegnarsi in teatrini volti solamente alla visibilità e alla ricerca del consenso della massa, come nel caso delle docce gelate a favore di un’unica patologia, come se tutte le altre non autosufficienze nemmeno esistessero. Il 22 Settembre prossimo ci sarà la seconda udienza, questa volta presso il Tribunale del Lavoro di Roma. I Caregiver Familiari sono molto agguerriti, come solo persone allo stremo possono essere, e stanno organizzando un presidio il giorno dell’udienza per sostenere i propri diritti, perché uno Stato non si possa più permettere di ricattare un’intera categoria di persone in nome dell’amore che provano per i propri cari. Questa volta è certo che la figura del Caregiver sarà perfettamente delineata, i documenti presentati parlano chiaro! Cosa farà questa volta la Giustizia per mettere la politica di fronte alle proprie responsabilità? Nell’attesa i Caregiver Familiari stanno denunciando la propria situazione anche all’estero dove nessuno fino a poco fa sapeva nulla della vergognosa assenza dello stato italiano e non si fermeranno. A livello internazionale ha già trovato molto consenso e sostegno l’iniziativa legata al nastro arancio-blu a sostegno dei diritti del Family Caregiver e i colori scelti hanno un significato profondo: arancio per i diritti umani e blu navy contro la schiavitù. Perché, anche se può sembrare una forzatura, di fatto non lo è: i caregiver italiani vivono veramente in uno stato di schiavitù indotta dalla costrizione operata da amministrazioni assenti e sotto la costante minaccia che le persone care possano restare senza alcuna assistenza, il che, per persone così fragili e dipendenti, equivarrebbe alla morte. I Caregiver Familiari italiani non hanno dunque alcuna intenzione di cedere, nonostante siano allo stremo delle forze, fino ad arrivare alla Corte Europea per i Diritti Umani e al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. E sarà l’ennesima figuraccia per l’Italia, un paese dalla storia millenaria che sta svendendo il proprio popolo e il proprio passato in nome di una politica connivente e corrotta.

giovedì 4 settembre 2014

Udienza di Roma



L'udienza sarà alle ore 9.00 presso la sezione lavoro del Tribunale Ordinario in via Lepanto, 4. L'appuntamento è alle ore 8.30 alla fermata della Metropolitana nell'angolo fra Via Lepanto e Viale Giulio Cesare.



Tutte le persone interessate sono invitate a partecipare ed a sostenerci in questa nostra battaglia.
Saranno distribuiti adesivi ed il nastrino della consapevolezza per i diritti umani del familiare caregiver.

Aiutateci a non essere più invisibili!