lunedì 22 settembre 2014

Rassegna Stampa Udienza di Roma


Arriva in tribunale la battaglia dei caregiver familiari
Sono 400 le persone che hanno fatto ricorso per il riconoscimento dei diritti umani di chi si prende cura dei propri familiari affetti da gravi disabilità. Tra le richieste tutele previdenziali e possibilità di curarsi. “Ci sentiamo ai domiciliari, ma senza reato”

22 settembre 2014 - 14:30
ROMA - È stata rinviata al prossimo 14 ottobre l’udienza relativa al ricorso a favore dei caregiver familiari, che chiedono il riconoscimento giuridico di quella particolare categoria di persone che si prende cura dei propri familiari non autosufficienti affetti da grave disabilità o malattia. Un impegno a titolo del tutto gratuito, che permette ingenti risparmi alla casse dello Stato: dai 400 ai 1000 euro al giorno a famiglia, secondo le stime dei ricorrenti. 
La battaglia dinanzi ai giudici del Tribunale del lavoro è partita circa due anni fa, quando il Coordinamento nazionale famiglie disabili gravi e gravissimi ha presentato un’azione collettiva nei confronti dell’Inps nelle città di Milano, Roma e Palermo, a cui hanno preso parte 400 ricorrenti, di cui oltre 100 nella sola Capitale. Obiettivo: l’accesso ai diritti umani fondamentali, dal riconoscimento delle tutele previdenziali al diritto alle cure mediche. 
“Stanchi delle troppe leggi ferme da troppo tempo in Parlamento abbiamo deciso di intraprendere un’azione legale – spiega Chiara Bonanno, portavoce del Coordinamento e promotrice del blog dedicato ai caregiver familiari “La cura invisibile”(http://la-cura-invisibile.blogspot.it) –. Il ricorso mira al riconoscimento dei diritti umani più elementari per i family caregiver, quali quello al riposo, alla salute, alla vita sociale, completamente annullati in un contesto di moderna schiavitù sommersa di cui molti sono all’oscuro. Ci sentiamo ai domiciliari, senza aver commesso un reato”.
Anna, 49 anni, un impiego nel settore vendite di una multinazionale, si prende cura da sola della propria figlia 27enne, affetta da una grave cerebrolesione. “Sono separata da quando lei aveva tre anni, il mio compagno è morto due anni fa, la mia famiglia è in Sicilia e il padre di mia figlia da due anni non telefona neppure per sapere se è viva o se è morta – racconta –. 
La mia azienda non sa che ho una figlia disabile, devo comprare dei farmaci molto costosi che non vengono forniti dalla sanità pubblica e mio marito non paga gli alimenti. Posso usufruire di cinque ore e mezzo di assistenza domiciliare dal lunedì al venerdì, che non mi coprono neppure l’orario di lavoro, il resto devo pagarlo io. Il sabato e la domenica svolgo da sola il lavoro di cinque persone. Negli ultimi anni mi sono dovuta sottoporre a due interventi chirurgici e ho un problema al cuore. Trovare il tempo per curarmi è un problema». Un problema che Anna condivide con tanti altri caregiver familiari, le cui condizioni di salute risentono di una vita difficile e talvolta ai limiti delle potenzialità umane e che, in alcuni casi, non riescono neppure a trovare il tempo necessario per fare visite ed esami. “Eppure – precisa Bonanno – non vogliamo mandare i nostri cari negli istituti, perché vogliamo comunque consentirgli di fare una vita dignitosa tra i propri affetti e nel proprio ambiente”.
“Nei confronti delle nostre istanze c’è stata una chiusura tombale – commenta l’avvocato Marco Vorano, che ha seguito la causa insieme a un team di giuristi e legali –. Ci siamo rivolti al Tribunale perché, non essendoci una norma specifica, ci appelliamo al principio dell’analogia rispetto a chi si trova in situazioni simili, come per esempio chi svolge un lavoro usurante. Non esiste una legge, la politica non ci ascolta e allora non ci resta che il Tribunale per far valere le nostre ragioni". 
Già lo scorso 15 luglio la sezione Lavoro del Tribunale di Milano aveva dichiarato nullo il ricorso. Il motivo? Perché il problema sottoposto all’autorità giudiziaria dovrebbe trovare la soluzione tra le aule del Parlamento. Ma i caregiver non si arrendono e in molti già pensano di portare le loro istanze alla Corte Europea per i diritti umani e al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Nel frattempo hanno trovato un simbolo che ha l’ambizione di fare il giro del mondo: un nastro arancio-blu a sostegno dei diritti del family caregiver. L’arancio per indicare i diritti umani, il blu navy contro la schiavitù. (Antonella Patete)
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Caregiver’, in Tribunale per forza. Diritti umani negati

LUNEDÌ 22 SETTEMBRE 2014 15:21 A. P. | STAMPA |



caregiver‘Caregiver’: colui o colei che si prendono cura, in ambito domestico, di un familiare non autosufficiente a causa di una gravissima disabilità. ‘Caregiver’: colui o colei che per lo Stato italiano non esistono!

Ecco allora che la strada per farsi ascoltare, quasi mendicando quell’attenzione negata dalla Politica, rimane quella che porta ai tribunali. Prima a Milano, dove in Luglio e’ andata male, adesso a Roma. Presso la sezione lavoro del Tribunale Ordinario della Capitale (giudice Capaccioli) si e’ infatti tenuta l'udienza per il ricorso collettivo che mira al riconoscimento dei diritti umani per i Family Caregiver - qui in foto una piccola parte dei ricorrenti - persone che appunto prestano lavoro di cura ai propri congiunti con disabilità grave e gravissima. Vale a dire SLA, linfomi, tetraparesi e tutte quelle altre malattie terribili che costringono alla immobilità.

Per svegliare il legislatore nazionale - perché a livello regionale esistono già le norme approvate da Lombardia, Sicilia, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna - occorre coalizzarsi e fare ricorso. Le secchiate di acqua gelida - lo si e’ visto - servono solo a far fare passerella sui Social network! Almeno in Italia, dove l’ipocrisia e’ sovrana.

Chiara Bonanno e Maria Simona Bellini, del Comitato promotore Ricorso Family Caregiver, a tale ipocrisia si sono ribellate decidendo di affrontare i giudici.


Signora Bonanno, il ritardo legislativo e’ solo italiano? “Purtroppo sì. Pensi che il riconoscimento non e’ sancito solo dal diritto di Germania, Spagna, Regno Unito ma anche di Polonia, Grecia e Romania. Ciò che in Italia si nega altrove e’ dato di fatto: e parlo di diritto al riposo e alla salute. Amministrazioni assenti rappresentano un ulteriore dramma che si aggiunge a quello che viviamo ogni giorno”.

A Milano però non avete vinto. “E’ vero, ma si e’ trattato di un ricorso apri-pista come del resto questo romano. Come argomentò il giudice lombardo, e’ compito della politica legiferare. Ma noi teniamo duro, ci ripresenteremo davanti al Tribunale di Milano e in altre città d’Italia. Nel dramma che viviamo quotidianamente, lei crede che ci spaventi arrivare fino alla Corte Europea per i Diritti Umani e al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite?”.

Possiamo considerare la vostra situazione alla stregua del lavoro usurante? “Sì, e lo dicono ricerche mirate. Come quella del premio Nobel Elizabeth Blackburn (biologa australiana naturalizzata statunitense che lavora presso l’Università della California; fonte Wikipedia - N.d.R). che nel 2009 dimostrò come i Caregiver vivano in media 17 anni in meno rispetto a un lavoratore ‘normale’. E’ anche per tale ragione che chiediamo la possibilità di pre-pensionamento o di invalidità. Ed e’ per questo che la nostra controparte in tribunale e’ l’Inps”.


Signora Bellini, vedendovi tutti qui mi vengono in mente le manifestazioni organizzate dal Comitato 16 Novembre davanti al Ministero dell’Economia… 

La discussione sui fondi dell’assistenza diretta/indiretta, il sottosegretario Baretta che fa il balletto incalzato dalla telefonata per lui scomoda… “Ricordo anch’io. Noi siamo solidali con loro e con tutti coloro che cercano di fare qualcosa: i problemi sono di tutti e tutti ci impongono di essere parte comune di un dramma generale! E infatti non ci concentriamo su una sola patologia, ci concentriamo sulle persone e sulle loro tragedie”.

Ne ho parlato perche' mi sembra che la politica alla fine rimane sorda. Ci sono solo le secchiate, che fanno tanto ‘web’… 

“Lo scriva: la politica istiga alle divisioni, istiga a mettere malati contro malati! Sarà puro cinismo ma credo sia la verità: gli ammalati di Sla hanno vita breve, vi e’ tutto l’interesse a dare risposte limitate nel tempo! E le famiglie rimangono le vere leve del welfare”.


A perorare i diritti dei familiari degli ammalati e’ l’avv. Marco Vorano del Foro di Venezia. “Milano e Roma rimangono i primi passi di una battaglia. Il diritto di molti Paesi europei e le norme di alcune Regioni fanno già chiarezza, sarebbe auspicabile che anche da parte del legislatore nazionale - e dunque dalla politica - venisse un segnale in tal senso. Per adesso, invece, sono giunte o risposte negative o non-risposte”.






Caregiver familiari, udienza aggiornata al 14 ottobre prossimo

di  | 22 settembre 2014 | Senza categoria | 0 commenti
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La battaglia legale dei Caregiver familiari per ottenere il riconoscimento giuridico del loro status va avanti. L’udienza di questa mattina, davanti al Tribunale di Roma, sezione lavoro, è stata rinviata al 14 ottobre per la discussione. In quella data i ricorrenti si ritroveranno di nuovo davanti all’ingresso dell’edificio di via Lepanto per seguire gli sviluppi della causa intentata contro l’Inps. Ma anche per decidere altre azioni a tutela dei loro diritti.

“È naturale che sia così – ha affermato l’avvocato Marco Vorano, del foro di Venezia, che ha assunto l’assistenza tecnica dei Caregiver, insieme ad una sua collega del foro di Roma – il nostro è un percorso ancora lungo. Davanti al giudice sono emersi alcuni elementi che già conoscevano, come la circostanza che manca una previsione legislativa, ma, a nostro avviso, di ostacoli che possono essere superati”.
In mattinata una trentina di Caregiver familiari si erano radunati davanti al Tribunale per prendere parte alla seconda udienza del processo che ha preso le mosse dal loro ricorso collettivo per ottenere il riconoscimento delle indennità previste per i familiari che assistono altre categorie di disabili gravi e gravissimi. Dall’altra parte della barricata l’Inps. Che si è costituita in giudizio, negando ogni fondamento giuridico alla pretesa dei ricorrenti. Si tratta, a ben vedere, di una battaglia che va ben oltre il valore economico. In pratica i ricorrenti chiedono il riconoscimento del loro status, essendo costretti, per assistere i propri congiunti, disabili gravi e gravissimi, a trascorrere gran parte della giornata in casa, senza alcuna possibilità di lavoro o di svago. Una situazione davvero inaccettabile per la quale, da tempo, i componenti del Coordinamento nazionale chiedono un intervento della politica. Rimasta, come di consueto, a guardare…


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