martedì 18 dicembre 2012

Enorme risorsa produttiva del Caregiver Familiare (1° parte)


I livelli di disoccupazione o atipicità contrattuale soprattutto femminile in Italia sono un indicatore statistico falsato nel mercato del lavoro in quanto appare evidente che, in una condizione di servizi sociali marginali e spesso scadenti, il supporto di cura ed assistenza è totalmente delegato al sostegno familiare. 
Alla famiglia, ed in particolare alla famiglia che si cura di una persona con disabilità grave, si chiede di svolgere una complessità d’ incombenze che, se dovessero essere monetizzate con la medesima modalità di erogazione utilizzata dai servizi pubblici, richiederebbe un esborso eccezionale ed in continua crescita.
In effetti, soprattutto negli ultimi anni, si è assistito ad un costante incremento dei compensi monetari per i servizi pubblici che, forse non è nemmeno il caso di sottolineare, non è coinciso con l’aumento esponenziale ne' della qualità ne' della quantità dei servizi erogati. Di fatto il danaro della collettività si perde in rivoli molto poco chiari arrivando solo in minima parte ai soggetti fruitori e prioritario bersaglio degli stessi servizi pubblici.
Il caregiver familiare è così costretto, sin dai suoi primi esordi, ad un’auto-formazione forzata e continua su tutti gli aspetti della condizione di patologia e/o disabilità condivisa con il proprio caro: come saprebbe altrimenti essere in grado di affrontare la ponderante continuità assistenziale del proprio congiunto?
Infatti, anche qual ora ci fosse una massiccia copertura da parte dei servizi del fabbisogno assistenziale necessario al proprio congiunto, il caregiver familiare sarebbe indispensabile per garantire sia la continuità che la concordanza degli interventi delle varie figure messe a supporto. S’intende che la condizione testé descritta, in un contesto di continui tagli soprattutto al sociale, è purtroppo attualmente irrealizzabile nel sistema di welfare state italiano, dove gran parte dell’assistenza viene invece erogata direttamente dal familiare.
Quindi appare indispensabile sottolineare non solo la molteplicità i stimoli formativi richiesti al caregiver nella delega di supplenza assistenziale da parte dei servizi erogati, ma anche e soprattutto l’impellente leva motivazionale di formazione ed aggiornamento continuo per far fronte non solo alla quotidianità ma, soprattutto, per essere in grado di affrontare ogni possibile evoluzione patologica del proprio familiare.
Tale movente formativo rientra a pieno titolo in ciò che, in economia, viene denominato capitale umano , che è uno dei principali impulsi di produttività di qualsiasi nazione.
Un altra molla di propulsione economica viene spesso individuata nello sviluppo scientifico e tecnologico…ed anche in questo contesto il caregiver familiare rappresenta un'autentica risorsa evolutiva. E’ infatti attraverso la sua quotidiana esperienza di cura che nascono non solo approcci innovativi di maggior efficacia ed efficienza di gestione della quotidianità, ma anche proposte operative di perfezionamento riabilitativo/educativo delle condizioni e della qualità della vita che, molto spesso, hanno origine dalla ricerca di migliori condizioni per le esigenze delle persone più fragili per poi collimare con l'occorrenza e la funzionalità di tutti.
Un esempio di valorizzazione delle sollecitazioni evolutive del caregiver familiare lo abbiamo in Francia dove grandi aziende arrivano ad investire risorse nella fantasia dei familiari coinvolti nella cura: Papas Bricoleurs ne è uno dei tanti esempi evidenti.
Ma questo è solo una dimostrazione di come la professionalità del family caregiver diviene ricchezza produttiva in un contesto, come quello estero, dove sia il riconoscimento che l'adeguato supporto di una politica attenta agli stimoli di crescita economica, arriva ad inglobare competenze e buone prassi acquisite. Un altro esempio lo si trova nel SelfCounseling formativo, esteso anche alle figure professionali, fino ad arrivare alla creazione d' iniziative assicurative e di supporto legale, come per esempio in GermaniaOlandaFinlandiaecc ecc
Oppure lo sviluppo educativo-tecnologico rappresentato da tutto ciò che ha a che fare con la C.A.A., chiaramente nata dall'esigenza impellente dei famigliari di comunicare efficacemente con i propri cari per migliorarne le loro condizioni di vita. Molteplici sono gli sviluppi tecnologici in tal senso ( esempio in UK) anche e soprattutto nell'educazione e riabilitazione, a partire da figure storiche come Anne Sullivan (da sorella caregiver a straordinaria insegnante) o come Elizabeth Boggs tra i tanti esempi significativi di un'intera popolazione di familiari professionisti e/o partners in care.
Anche perché, è importante sottolinearlo, tra i caregiver ci sono effettivamente molti professionisti che sul lavoro spesso non riescono ad esternare l'intera gamma della propria capacità produttiva proprio perché il loro impegno di cura equivale ad un doppio se non triplo lavoro.
Inoltre il riconoscimento delle competenze specialistiche del caregiver familiare ha permesso, all’estero, di snellire inutili e dispendiose pratiche burocratiche, che, ricordiamo, non solo sono inefficaci ma spesso favoriscono ed alimentano la corruzione (questo aspetto verrà approfondito in futuro) mentre, invece, il supporto e l'incremento di iniziative produttive dei familiari orientano alla ripresa e miglioramento economico dell'intera collettività.
Insomma se la PRODUTTIVITA' equivale a raggiungere più risultati usando meno risorse e meno tempo, il caregiver familiare rappresenta, nell'ambito del welfare socio sanitario di qualsiasi contesto e nazione, la prioritaria soluzione.







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